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Ad Aosta si trova l'unica statua in Italia nella quale re Vittorio Emanuele II è rappresentato in abiti civili. Il rifiuto del Regio Esercito, espresso con questa e altre scelte da parte della popolazione e della classe dirigente, contrasta con il rispetto e la considerazione rivolta dai valdostani ai tanti soldati locali, reduci dalle guerre napoleoniche e risorgimentali. I motivi di questa apparente contraddizione sono descritti nel libro e messi in relazione con la costruzione dell'identità valdostana prima del 1860, quando il problema linguistico e la difesa del francese divennero l'elemento prioritario del dibattito politico-ideologico locale. Infatti, la diffusa esperienza militare della popolazione contribuì a sviluppare un'identità che, tra la fine del Medioevo e la prima età moderna, superò gli aspetti politico-istituzionali per allargarsi a quelli sociali e culturali, secondo un percorso che accomuna il Ducato aostano con altre zone dell'arco alpino. Come nel canton di Vaud e in Tirolo, in Valle libertà locali, milizie di autodifesa e fama guerriera divennero le basi di un'identità che, nei secoli successivi, avrebbe dato origine a una forte dialettica rispetto allo Stato centrale. La Valle d'Aosta si presenta, quindi, come un interessante caso di studio per il suo essere diversa all'interno del Regno d'Italia e simile a regioni anche lontane dal punto di vista geografico, ma affini per le vicende culturali e politiche.